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Fistules obstétricales - Charles-Henry Rochat

La fistola ostetrica

Anne-Caroline Benski

Anne-Caroline Benski

Definizione della fistola ostetrica

La fistola ostetrica è una lacerazione da parto che mette in comunicazione la vagina della donna con la vescica, il retto o entrambi favorendo il passaggio di urina e di feci con conseguenti problemi d’incontinenza urinaria e/o fecale. Questa lesione è curabile e prevenibile ma, se trascurata, può avere conseguenze devastanti sulla vita della donna. Generalmente è causata da svariati giorni di travaglio prolungati senza un intervento medico che allievi la pressione esercitata dal nascituro in fase espulsiva e dalle spinte di contrazione. Il nascituro muore nella maggior parte dei casi.

Progetto

Premesse

Le complicanze legate alla gravidanza e al parto rappresentano la prima causa di mortalità e di morbilità delle donne in età riproduttiva nei paesi in via di sviluppo. La fistola ostetrica è senz’altro la complicanza più grave per le consequenze mediche, sociali e psicologiche a cui porta: le donne con fistola ostetrica spesso sono ripudiate dal marito, isolate dalla comunità e colpevolizzate per la loro condizione. Questa situazione gli preclude la possibilità di lavorare e quindi spesso di sopravvivere.

Le conseguenze economiche e sociali della fistola aggravano ulteriormente la posizione di vulnerabilità delle donne nella società.

Negli ultimi anni sono stati raccolti dati epidemiologici dal United Nations Population Fund (UNFPA) sulla mortalità materno-infantile evidenziando le dimensioni preoccupanti del problema: ogni anno più di mezzo milione di donne muore per cause legate alla gravidanza e al parto (una donna su sedici muore durante il parto). Almeno due milioni di giovani donne nel mondo in via di sviluppo subiscono le conseguenze della fistola ostetrica, la maggior parte delle quali sono Africane.

Questi dati hanno spinto la comunità internazionale a porre come quinto obiettivo del “Millennium Development Goals” di ridurre il tasso di mortalità materna e rendere possibile l’accesso universale ai sistemi di salute riproduttiva. Nel 2003 è stata lanciata dall'UNFPA, in collaborazione con altri partners, una campagna globale “Campaign to End Fistula” allo scopo di eliminare il problema della fistola ostetrica entro il 2015. In questo contesto è stato progettato uno studio multicentrico che mira ad esaminare la prognosi post operatoria, il miglioramento della qualità di vita, la reintegrazione sociale e la riabilitazione delle pazienti con fistole dopo il trattamento chirurgico. Lo studio verrà eseguito in sette paesi africani ed uno asiatico: Bangladesh, Benin, Etiopia, Mali, Niger, Nigeria, Sudan e Tanzania. La Fondazione Ginevrina per l'Educazione e la Ricerca Medica (GFMER), organizzazione che si occupa di realizzare programmi di educazione e ricerca nei paesi in via di sviluppo e che è Centro Collaboratore dell’OMS per la salute riproduttiva, collabora in questo studio multicentrico in particolare per quello che riguarda il Benin.

Il mio progetto

Sin da piccola ho seguito i miei genitori in diversi paesi e ho sviluppato un interesse e una curiosità particolare verso la diversità di popoli, società e culture. Durante quattro anni vissuti in Brasile (dove ho ottenuto la maturità) ho partecipato a progetti sociali e culturali presso le popolazioni delle Favelas. Questa esperienza mi ha sensibilizzato alle problematiche del sottosviluppo sociale ed economico soprattutto nell’ambito dell’educazione e della sanità.

Nel 2007 frequentavo il quinto anno di Medicina all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. A Maggio dello stesso anno ho assistito ad una conferenza nel nostro Istituto tenuta dal Dottor Merialdi (Coordinatore del progetto "Fistola ostetrica" del Department of Reproductive Health and Research all’OMS) sull’OMS, la sua organizzazione e i suoi principali progetti. Questa conferenza faceva parte di un corso elettivo sulle Organizzazioni Internazionali coordinato dalla Dottoressa Zoppei (Sovrintendente Sanitario dell'Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano).

La conferenza del Dottor Merialdi mi ha permesso di conoscere un’Istituzione che ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni sociosanitarie delle popolazioni nel mondo e in particolare nei paesi in via sviluppo. Ho contattato il Dottor Merialdi per vedere se c’era la possibilità di una mia collaborazione e lui mi ha proposto di fare parte del progetto sulla fistola ostetrica indirizzandomi alla GFMER.

Ho incontrato il Presidente della GFMER, Professor Campana e il Direttore del progetto “Fistules obstétricales” della GFMER Professor Rochat che mi hanno incoraggiato a fare parte del loro team definendo il mio ruolo e la mia funzione. Ho trovato questa proposta molto entusiasmante e un’occasione importante per me e ne ho parlato con il Professor A.Ferrari (Primario dell’Unità Operativa Ginecologia e Ostetricia; Professore Ordinario di Ginecologia e Ostetricia, Università Vita-Salute San Raffaele) e con la Dottoressa Zoppei per poter fare la mia tesi di laurea all’interno di questo progetto. Entrambi mi hanno fortemente incoraggiata e aiutata a portare avanti questa proposta che oggi si è concretizzata. Questo lavoro viene ad aggiungersi ad una collaborazione già avviata tra la GFMER e l’Ospedale San Raffaele. Di particolare aiuto è stata e continua ad essere la Dottoressa Stancanelli che riveste un ruolo di “link” tra l’Ospedale San Raffaele, la GFMER e le organizzazioni internazionali presenti a Ginevra.

Il mio lavoro

Il mio lavoro ha l’obiettivo di validare l’efficacia del Modello Tanguieta (Benin) per la cura delle fistole. In un secondo tempo potrei valutare la possibilità di applicare questo modello in altri paesi a basso reddito che presentano alta prevalenza di fistole ostetriche (ivi compresi gli ospedali San Raffaele nel mondo).

Il Modello Tanguieta è diviso in cinque tappe:

  • Prevenzione
  • Reclutamento e classificazione
  • Trattamento chirurgico
  • Gestione delle complicanze
  • Reinserimento sociale delle pazienti e follow-up a lungo termine (12 mesi)

Il mio lavoro si articola in tre fasi:

  • Verifica e stesura definitiva dei questionari su un campione di 100 donne con fistola ostetrica. Completamento del data base del progetto.
  • Lavoro sul campo presso l’ospedale Saint Jean de Dieu a Tanguieta.
  • Analisi e valutazione dell’efficacia del modello Tanguieta.

L’ospedale Saint Jean de Dieu a Tanguieta (600 km a Nord di Cotonou, capitale del Benin) è stato fondato nel 1970 e grazie alla dedizione del suo direttore Fra Fiorenzo Priuli ai giorni d’oggi è un ospedale di riferimento non solo per il Benin ma anche per i paesi limitrofi (Burkina Faso, Togo, Nigeria, Niger e Ghana). Da molti anni il Professor Rochat e Fra Fiorenzo collaborano nella lotta contro la fistola ostetrica. All’interno del programma internazionale per la fistola, l’ospedale Saint Jean de Dieu è stato recentemente scelto come uno dei principali centri sperimentali.

In Ottobre 2008 ho partecipato alla missione per le fistole della GFMER nell’ospedale Saint Jean de Dieu per seguire i diversi momenti della terapia chirurgica (pre operatorio, operatorio e post operatorio) e per raccogliere dati sulle pazienti con fistole. Durante il mio soggiorno a Tanguieta sono entrata in contatto con l’ONG Sentinelles (Mme Pilonel e Mme Froideveau) che assiste le pazienti del Burkina Faso che vengono a farsi operare all’ospedale di Tanguieta. Il data base di Sentinelles è stato prezioso per completare le informazioni esistenti alla GFMER e quelle raccolte da me. Un secondo soggiorno a Tanguieta a Marzo 2009 potrebbe rendersi necessario per completare il data base.

Da questo soggiorno in Benin ho ricavato un’esperienza importantissima che mi ha aperto gli occhi sulla realtà delle ragazze e donne africane in generale, in particolare su quella delle donne con fistole. L’atmosfera che ho respirato è stata un po’ surreale: di fronte a fatti reali come la miseria, la malattia e la morte mi ha colpito la loro indifferenza e la capacità che hanno di ridere e di vivere l’istante senza pensare alla loro situazione disperata e al futuro. Forse la loro incoscienza nei confronti di questa situazione potrebbe essere un ostacolo per migliorarla dato che senza il loro contributo gli aiuti esterni non potranno mai essere sufficienti. Comunque, la sfida per chi vuole contribuire a migliorare la loro situazione mi sembra essere quella di aiutarli sia nella prevenzione e le cure sanitarie, sia sul piano dello sviluppo economico e sociale ma sempre nel rispetto della loro cultura.

Nonostante tutto, in questa comunità ho trovato un’umanità spontanea e un senso del contatto umano molto forte. Sono valori che porto con me nel mio ricordo dell’Africa e che sono difficili da trovare nelle nostre società.

Entro la fine del 2009 dovrei completare la mia tesi sulla fistola ostetrica e laurearmi. Il mio obiettivo a lungo termine sarebbe di fare parte di un team internazionale dove lavorare nel campo della ginecologia e ostetricia applicata alle problematiche dei paesi in via sviluppo.

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